domenica 11 gennaio 2015

UCRONIA

1 L’INSTAURAZIONE DELL’UNIONE
A partire dal secondo secolo avanti Cristo si erano consolidate le superpotenze di Roma e Chang’an destinate a dare vita all’apogeo della classicità con l’Impero Romano e l’Impero Han. Dopo una pesante crisi, gli Han riuscirono a riportare l’intero impero sotto controllo dopo la morte di Cao Cao e di ridistribuire omogeneamente le terre coltivabili a discapito dei grandi latifondisti risollevando l’economia ed incrementando lo sviluppo demografico. Roma contemporaneamente riuscì a mantenere i territori sotto la pressione delle tribù germaniche limitando il supporto mercenario nell’esercito e cercò di dipendere meno dalla manodopera degli schiavi. I due imperi si espansero portandosi ai confini che sarebbero rimasti invariati durante l’Unione. Successivamente, a seguito di una massiccia serie di campagne coloniali operate dal 350 al 360 da ambedue le parti lungo la Via della seta ed i territori interessati dai traffici commerciali marittimi, fu possibile in India, Persia, Axum e Langkasuka l’instaurazione di colonie ed ambascerie dalla funzione diplomatica e commerciale. Si diede così vita all’Unione mondiale.

2 LO SVILUPPO CULTURALE
Grandi personaggi maturarono le culture classiche Romana e Han precedenti all’Unione. Plotino elaborò nuove teorie filosofiche, Liu Hui diede un grande contributo alla matematica. Proseguendo gli studi di Wei Boyang, l’alchimista Ge Hong inventò la prima polvere da sparo che seguirà una lunga evoluzione e che trovò impiego sia come spettacolo nelle celebrazioni sia, più tardi, come esplosivo in guerra. Le sostanze esplosive ed incendiarie si devono al largo uso di zolfo, salnitro e carbone in oriente, di petrolio e di calce viva in occidente. Si consolidarono le ideologie etiche legiste e stoiche favorite dagli stati, la religiosità ebbe un sincretismo crescente ed un’elaborazione filosofica, ma furono recuperate e riconsiderate anche le opere filosofiche cadute quasi nell’oblio come il Mozi. A Roma si diffusero da Tarso il telaio a pedali, da Ierapoli le segherie. In Cina la riprografia e la stampa per mezzo di tavole di legno e steli di pietra su carta e seta assunse importanza, così come a Roma si ampliò l’uso del giornale. Si diffuse in Cina l’uso di mulini ad acqua e delle staffe, furono migliorate le lanterne volanti per le festività e le balestre a ripetizione, l’arte dei giardini privati prese piede nel sud della Cina, si riconsiderò la bussola. Si svilupparono con enfasi le arti marziali, quali il pancrazio, la pigmachia, lo shoubo e a altri stili, ma anche la cucina e la musica, sintomo di un livello di prosperità mai raggiunto prima. Il corso indipendente dello sviluppo culturale orientale ed occidentale proseguirà fino al 360, data in cui nell’Unione fu accettato da ambedue gli imperi l’utilizzo di ambasciatori e di libero scambio culturale e pertanto si ebbe un’Unione non più formata da alleanze commerciali e finanziarie ma da un gemellaggio.

3 POLITICA NELL’UNIONE
Gestire un territorio tanto esteso richiese apparati altamente burocratici e una fitta rete di strade e canali, inoltre era necessario investire ingenti somme nel mantenimento delle truppe stanziate lungo i confini. L’abbassarsi dei prezzi di trasporto e la maggiore sicurezza nei tragitti favorirono il commercio e la comunicazione. A contatto con la civiltà vi erano popoli bellici tra cui gli heruli, i venedi, i kidariti, gli xiongnu e gli xianbei che comportavano una continua attività militare nelle aree più estreme dei domini. Le pacifiche relazioni con le tribù stanziate nei territori meridionali e le instabili ma esistenti trattative con l’India dei Gupta e la Persia dei Sasanidi consentirono di concentrare le truppe nei confini settentrionali che separavano la civiltà dalla Barbaria.

4 L’APOGEO DELLA CLASSICITA’ COLONIALE
Stabilità e ricchezza caratterizzarono il quinto ed il sesto secolo con un diffuso benessere degli abitanti dell’Unione ed una instancabile esplorazione dei mari. Nel quinto secolo dalla Cina giunse in occidente il sistema numerico posizionale, dal Mediterraneo si diffuse in oriente l’alfabeto pur senza acquisire importanza, la bussola venne utilizzata a scopo orientativo in mare per la prima volta, venne inoltre inventato il fuoco greco. Il sesto secolo fu il secolo d’oro dell’Unione mondiale e della tarda classicità. Grazie alla bussola magnetizzata artificialmente nel 500 venne scoperta l’America dando inizio alla colonizzazione della Colonia, Mesoamerica. Furono inventati i primi macchinari complessi attivati da mulini ad acqua e in seguito a carbone ed una prima versione di polvere da sparo con zolfo efficiente in uso bellico come esplosivo. La stampa a caratteri mobili facilitò la diffusione di giornali quotidiani. L’inesauribile attività di sperimentazione artistica si fece sentire nella cucina con i nuovi alimenti introdotti dal nuovo mondo, ma anche nella pittura, nella scultura, nell’architettura e nella musica. Furono realizzate innumerevoli opere letterarie. Le religioni predominanti erano ormai il risultato di più culti fusi tra loro come voluto dagli stati per una maggiore uniformità. Il mos maiorum e il confucianesimo trovarono poco spazio al di fuori dei territori autoctoni, il legismo e lo stoicismo ebbero più fortuna con un’estensione globale, ma non furono gli unici. Le molteplici filosofie classiche rimasero o tornarono ad essere fonte di discussione. Tra i valori di uno stato più sentiti vi erano la democrazia, la meritocrazia, il comunalismo ed il socialismo, valori spesso influenti anche quando non adottati. Da questo sviluppo, tuttavia, per mancanza di necessità ed in parte per rifiuto, non ci fu una rivoluzione industriale o militare.

5 LA CRISI
Alla fine del sesto secolo si fecero sentire i primi sintomi di una crisi che colpì l’Unione fino alla sua caduta. In questo periodo la religione sincretica raggiunse l’aspetto tradizionalistico e non più aperto alle nuove ideologie filosofiche, nacque quindi la religione ortodossa. Le casse degli stati si stavano svuotando a causa delle spese di mantenimento dell’esercito e degli ambasciatori nei palazzi imperiali divenuti potenti e incontrollabili. Le colonie in Mesoamerica conservarono una dipendenza dagli imperi, tuttavia la sede dell’esercito imperiale del nuovo mondo assunse il ruolo amministrativo della comunità decentrando il potere dagli imperi. L’età classica finirà insieme all’Unione nel 700 con la fine del sistema coloniale lasciando spazio al medioevo.

6 LA CADUTA DELL’UNIONE
I ceti sociali più poveri risentirono per primi della crisi. I popoli della Barbaria fecero pressione sui confini settentrionali incoraggiando nuovi attacchi alle frontiere. I kidariti sfondarono le resistenze in Persia settentrionale minacciando i traffici commerciali. Il mare divenne dunque la via di contatto più sicura tra oriente ed occidente con la conseguente ascesa di potere delle colonie indiane che acquisirono una crescente autonomia dagli imperi. Le rivolte popolari costrinsero gli imperi al richiamo degli eserciti degli ambasciatori in patria. Venuto meno il controllo reciproco tra gli imperi, questi persero la gestione dell’Unione e nel 700 si video costretti a riconoscere l’autorità lungo la Via della seta dell’Impero dell’Indo, una nuova autorità nata dall’aggregazione di più colonie romano-han dell'India. A nord della Persia si era infatti consolidato il bellicoso Regno Barbarico Kidarita, fu quindi l’Indo l’unico in grado di recuperare i territori persiani ed a fare da intermediario agli imperi classici. Contemporaneamente la Colonia si era consolidata nella Repubblica Statalista di Colonia che estendeva i suoi domini in tutto il Mesoamerica.

7 LA SUPREMAZIA DELL’INDO
Nell’800 gli imperi classici si videro strappare il loro antico primato nel vecchio mondo dall’Impero dell’Indo, questi si erano divisi in Impero Romano Occidentale ed Orientale ed in Impero Han Meridionale e Settentrionale e le orde barbariche premevano sui confini. L’Indo seppe diventare una forza produttrice e commerciale senza pari per due secoli durante i quali il Regno Barbarico Kidarita subì innumerevoli sconfitte fino al proprio sgretolamento che non diede comunque fine alle guerre di confine. La cultura indopersiana ereditò quella classica, la religione di stato fu quella ortodossa con una evidente rilevanza politica vantando di rappresentanti della religione solo parzialmente subordinati al sovrano. Nel nono secolo furono inventate le prime vere armi da fuoco quali cannoni e fucili, fu introdotto il cannocchiale, progredì l’industria nelle fabbriche private, e fu inventato il treno a vapore nell’undicesimo secolo. Tuttavia l’Indo non adottò una politica di espansione territoriale o colonialista a causa della posizione geografica che lo chiudeva tra i due imperi classici in decadenza. Gestì i traffici marittimi e lungo la Via della seta facendo del commercio la principale fonte di ricchezza, eccelse in tecnologia e produzione di beni da asporto.

8 LA SCUOLA E L’ETICA
Per la prima volta oltre un terzo della popolazione potette accedere alla cultura con la scuola imperiale alla quale potevano accedere tutti i cittadini. Lo schema organizzativo era rigido ma efficientemente organizzato, le materie di base erano tradizionalmente la matematica, la filosofia, la fisica, la legge, la cultura comparata, la storia e politica, la tecnica dei mestieri, la pratica dei mestieri, la motoria e difesa, la linguistica. Solo una ristretta parte degli studenti poteva proseguire gli studi base con approfondimenti e specializzazioni. Gli effetti si fecero sentire nell’immenso progresso tecnologico e nell’enfasi dei valori etici come dimostra la raccolta letteraria filosofica adoperata dalle scuole imperiali che ripercorreva gli sviluppi delle filosofie classiche (Scuola pitagorica, Scuola parmenidea, Scuola dei pluralisti e degli atomisti, Filosofia di Eraclito, Scuola dei sofisti, Filosofia di Socrate, Scuola platonica e neoplatonica, Scuola aristotelica, Scuola cinica ed epicurea, Scuola stoica, Scuola agriculturalista, Scuola moista, Filosofia yangista, Scuola confuciana, Scuola dei nomi, Scuola dello yin-yang, Scuola taoista, Scuola legista e della diplomazia, Scuola sincretica, Filosofia di Wang Chong) e delle filosofie autoctone (Mitraismo, Cristianesimo, Zoroastrismo, Buddismo, Induismo, Giainismo).

9 L’ASCESA DELLA COLONIA
Nel 1000 vi furono i primi contatti tra l’Indo e la Colonia che aveva ampliato le rotte commerciali marittime fino al vecchio mondo. Questi contatti permisero ai coloni di importare le conoscenze tecnologiche indopersiane e di fondare nei secoli successivi una vastissima quantità di consolati nei regni dei territori mediterranei e sinici offrendo loro protezione al fine di renderli stati fantoccio facilmente governabili. Nel tredicesimo secolo era ormai perso il controllo dei commerci da parte dell’Impero dell’Indo che di conseguenza si concentrò ad incentivare la produzione interna a favore di un’economia chiusa nei propri confini ed autosufficiente. L’incontrastata potenza marittima della Repubblica Statalista di Colonia tentò con la diplomazia di fondare consolati nelle periferie dell’Impero dell’Indo con ripetuti fallimenti, l’Indo comprese la strategia adottata dai coloni e temeva la perdita di autorità nelle città di confine.

10 LA GUERRA MONDIALE
La mancanza di accordi tra Indo e Colonia ne comportò l’ostilità, scoppiò la guerra mondiale nel 1295 con l’offensiva della Repubblica. Per la prima volta si dovette affrontare con un impero solido e tecnologicamente avanzato, capace di opporre resistenza. Durante la guerra la Colonia vantava di tecnologie e strategie moderne, rifiutò spesso gli scontri diretti con l’immensamente più grande esercito indopersiano ricorrendo all’attacco di più territori periferici simultaneamente. L’Indo crollò definitivamente nel 1300 con l’uccisione del sovrano che non tentò la fuga dalla capitale. In mancanza di un rivale la Colonia proclamò la sua autorità nel vecchio mondo. Gli stati fantoccio vennero ufficialmente annessi al dominio colone senza una resistenza significativa ed i restanti territori non civilizzati vennero colonizzati. L’intero pianeta fu così gestito da un’unica repubblica democratica socialista la cui sede originaria divenne nello stesso anno la prima capitale del Governo Universale.

11 IL GOVERNO UNIVERSALE

Nel 1300, con la fine dei regni e degli imperi, iniziò l’età moderna. Ancora oggi, nel 2000, dopo 700 anni, il Governo Universale si dimostra efficiente e insuperato sebbene sia in continua evoluzione. L’uguaglianza politica dei cittadini, la comunione dei beni e la proprietà sociale dei mezzi di produzione, il controllo statale dei prezzi, la democrazia diretta nei comuni, la divisione dei poteri politici nel governo, la laicità dello stato, l’istruzione e la libertà di stampa e di parola sono la realizzazione dei diritti umani. Non c’è più guerra o disuguaglianza tra i cittadini. La comunità, come il singolo individuo che ne fa parte, è perfetta.

PREMESSA

2000 anni fa, quando la Terra era popolata da centonovanta milioni di persone, due terzi dell’umanità abitava nei due più grandi imperi della classicità. Con sessanta milioni di abitanti ciascuno, la Cina degli Han e l’Impero Romano si assicurarono nei due estremi dell’Eurasia l’egemonia per oltre 400 anni, vissero contemporaneamente e raggiunsero la stessa estensione. Sebbene la tarda Roma repubblicana e la dinastia Han non si definissero imperi, di fatto lo erano: I popoli all'interno dei loro territori erano molteplici anche se poi la loro cultura venne assimilata e, per differenziarsi dai barbari al di là del mondo civilizzato, questi finirono per definirsi Latini e Han.
Riguardo alla politica, dalla prima alla seconda metà della loro durata, queste superpotenze subirono un mutamento significativo che li ha resi più simili di quanto fossero originariamente: nell’Impero Romano si era passati da una repubblica ad un principato e quindi una monarchia assoluta mentre nella Cina Han da un’economia statalista con tanto di monopoli di stato quali ferro, alcol e sale ad una privatista. Ciò ha comportato al primo un maggiore accentramento del potere ed una burocrazia più moderna, alla seconda lo sviluppo dell'artigianato e del commercio combinato però all'ascesa di grandi proprietari terrieri. In entrambi i sistemi ci fu un progressivo abbandono dei costumi che lasciò spazio a corruzione tra i ceti più ricchi e povertà tra i ceti più umili, quindi ribellioni, lotte tra fazioni, anarchie militari e talvolta colpi di stato. La Cina amministrativamente veniva suddivisa in province che a loro volta venivano divise in comanderie nelle quali non potevano governare i nativi del luogo. Gli Han avevano istituito la miglior segreteria del tempo, costituita da eunuchi laureati alla scuola imperiale, e l'imperatore disponeva di tre grandi duchi (duca della guerra, duca delle masse, duca delle imprese) dai quali dipendevano nove ministri. In casi particolari uno di questi duchi poteva raggiungere la nomina di primo ministro. Almeno per legge chiunque poteva ambire a cariche politiche e lo stato vantava di una costituzione completa e che garantiva diritti senza distinzione di sesso o ceto sociale. Anche Roma disponeva di un corpus di leggi completo e unico per tutte le province anche quando di queste ve n'erano di due tipi (senatoria, imperiale). L'imperatore formalmente non possedeva un potere assoluto, il senato ed il popolo romano godevano di un potere estremamente limitato ma significativo e sentito come diritto, la cittadinanza romana era infatti garantita ai provinciali più meritevoli ed implicava diritti considerevoli. Entrambi gli stati arrivarono ai sessanta milioni di abitanti, diverso tra i due era il rapporto tra schiavi e uomini liberi: un settimo della popolazione dell'Impero Romano era costituito da schiavi da cui dipendeva mentre in Cina il novantanove per cento della popolazione era libera. Gli Han furono i primi a fare censimenti della popolazione di tutto l'impero.
Le conoscenze architettoniche dei Romani erano senza pari, realizzarono fognature e fontane, usarono ampiamente l'arco per costruire acquedotti e ponti, la maggior parte delle grandi costruzioni erano in calce o mattoni ma anche in marmo per le ville più ricche, colonne, archi trionfali e templi, in tutto l'Impero vi erano strade di ottima qualità che facilitavano lo spostamento di truppe ed incrementavano il commercio. La Cina Han non vantava di una tale quantità di strade sebbene ve ne fossero di tanto larghe da poter permettere il passaggio di quattro carri per volta, d'altra parte vi furono costruiti canali efficienti che connettevano tutti i più grandi fiumi da nord a sud. Anche gli Han conoscevano l'arco a volta ma lo usarono di rado, sappiamo di due ponti e numerose tombe in cui fu usata questa tecnica. I materiali di costruzione erano solitamente la terra battuta, il legno laccato ed i mattoni, tra questi il legno era il più apprezzato perché grazie alla sua leggerezza era possibile costruire ville di numerosi piani e la lacca gli permetteva di conservarsi bene, di essere completamente impermeabile ed in parte di essere meno soggetto ad incendi. Le mura più imponenti furono erette lungo i confini settentrionali con terra battuta che per la sua qualità ha resistito fino ad oggi al vento ed alla pioggia.
Le prime industrie nacquero in questo periodo in Cina dove le più efficienti fornaci dell'epoca, al costo di consumare ogni giorno immense quantità di carbone e legna e rivestire le città più vicine di ceneri, permettevano di ottenere ghisa e acciaio e di fonderli per poi colarli negli stampi. In questo modo era possibile allo stato fornire a bassi costi tutte le strumentazioni necessarie ai dipendenti statali. Ad alimentare queste fornaci d'ossigeno c'erano grandi soffietti attivati dalla forza idraulica dei fiumi, ma per il combustibile furono necessarie numerose cave di carbone o di gas naturale che veniva portato alla fornace tramite tubature apposite. I territori dell'Impero Romano, a differenza della Cina, disponevano di grandi quantità di metalli e la loro estrazione avveniva con un sapiente utilizzo dell'acqua che fratturava la roccia una volta riscaldata. Però i Romani non raggiunsero mai le qualità di forgiatura del ferro a cui erano arrivati gli Han e le fornaci non erano in grado di raggiungere temperature tali da fondere i metalli più resistenti dovendosi quindi limitare alla battitura del ferro e di un acciaio di scarsa qualità.
Entrambi conoscevano ed utilizzavano i mulini ma i Romani primeggiavano nella costruzione di macchinari complessi attivati dall'energia idraulica tra cui la segheria meccanizzata che permetteva di tagliare più tronchi alla volta grazie ad un sistema di ingranaggi. Sempre i Romani inventarono i telai attivati da pedali. Gli Han utilizzavano i mulini per portare l'acqua a quote più alte ed irrigare i campi. In Cina, potenza agricola, si conoscevano le migliori tecniche di coltivazione con campi alternati e risaie ed i contadini disponevano di seminatrici, aratri doppi e carriole, poi il lavoro degli animali era più efficiente dal momento che il collare non andava a premere sulle vie respiratorie. Il sistema di monetizzazione era più sviluppato a Roma, in Cina dove i metalli scarseggiavano alle monete veniva attribuito un valore nominale.
Sia nell'Impero Romano sia nella Cina Han la leva militare non era obbligatoria, tuttavia in Cina rifiutare l'addestramento richiedeva l'aumento di tasse. L'esercito romano era il più organizzato dell'epoca e le legioni addestrate per anni potevano venir accompagnate dagli ausiliari provinciali che ambivano alla cittadinanza. Queste legioni erano in grado di rispondere a più ordini e di costituire formazioni complesse come la testuggine o la falange anche se usata sempre più di rado dai picchieri. Lo scudo rettangolare, il pilum, l'armatura in ferro ed il gladio resero l'esercito imbattibile in scontri ravvicinati ed in spazi aperti, ma si usarono anche le catapulte e gli scorpio a lunga gittata. L'esercito han contava su un numero sproporzionato di truppe alle quali venivano fornite armature in lastre di ferro od in pelle e varie armi quali lance, alabarde, spade a doppio taglio ed il dao, l'antenato della katana giapponese, che costituiva il punto di forza della fanteria essendo leggero ma allo stesso tempo lungo e resistente. Gli scudi erano di due tipi: piatti ed uncinati, i primi semplicemente per deviare il colpo, i secondi occasionalmente anche per disarmare. Oltre all'arco, si conoscevano le balestre tra cui quelle a ripetizione che permettevano di sparare più di un colpo al secondo. Le frecce ed i dardi venivano talvolta avvelenati. Anche gli Han utilizzarono armi a lunga gittata come gli onagri e conoscevano macchine d'assedio come gli arieti e le torri mobili ben noti anche ai Romani, ma anche le scale nuvola che erano scale saldate ad un macchinario dotato di ruote per una maggior stabilità, si usarono anche lanterne volanti ed aquiloni per la comunicazione tra eserciti. I Cinesi diedero enfasi alla strategia, all’astuzia ed all’inganno fin dall’epoca dei Zhou, quando possibile si puntava al lento logoramento economico del nemico piuttosto che ad attacchi diretti; in Occidente l’onestà era fondamentale anche in tempo di guerra perché da essa dipendevano alleanze e trattati, perciò i Romani spesso cercarono un casus belli prima di dichiarare guerra. Entrambi gli eserciti erano in grado di allestire accampamenti ben difendibili in campo di battaglia. Se la cavalleria fu trascurata dai Romani, gli Han ne fecero largo uso anche grazie all'invenzione delle staffe che consentivano un maggiore equilibrio e leve più articolate. Anche per le guerre acquatiche erano organizzati: I Romani usavano triremi agili ed adatti allo speronamento ed all'abbordaggio, gli Han disponevano di una vasta gamma di navi da guerra tra qui anche navi da speronamento e d'abbordaggio ma la più celebre è la nave torre, una nave a più piani dotata di timone, ancora e piccole finestre da cui era possibile bersagliare le navi nemiche con una moltitudine di dardi infuocati. Gli Han usavano inoltre bombe di piante repellenti in combustione e soffietti con calce viva per disperdere le masse di rivoltosi senza causare morti, ma queste armi chimiche vennero usate anche in un assedio mentre il nemico tentava di oltrepassare le mura scavando un tunnel.
Le conoscenze scientifiche fiorirono rapidamente, specialmente in Cina dove si inventarono la carta, la bussola, la stampa (sebbene non si conoscano testi stampati del periodo, solo immagini), la porcellana ed il sismografo, si conosceva il sistema numerico posizionale e si fecero grandi scoperte in matematica. A Roma l'uso dell'alfabeto facilitò l'alfabetizzazione e l'istruzione di una grande fetta della popolazione ma non fu mai istituita una scuola imperiale per la selezione dei più meritevoli, si possedevano anche grandi conoscenze di geometria ereditate dai Greci. La seta, molto richiesta, veniva esportata dalla Cina e giungeva a Roma da cui partivano altri beni come metalli, avorio e vetro. La Cina Han riuscì sempre ad avere più entrate che uscite, l'Impero Romano invece perdeva ogni anno ingenti somme di denaro dal commercio con la Cina e con l'India e quindi il senato tentò di limitare l'acquisto della seta.
Il popolo rivestiva un ruolo importante all'interno dell'Impero Romano, per questa ragione lo stato garantiva spettacoli pubblici tra cui combattimenti tra schiavi e tra belve, ma anche opere teatrali derivanti dal modello greco e terme riscaldate a legna. Nella Cina di questo periodo iniziarono a diffondersi i giardini privati, luogo in cui rifugiarsi dalla vita di città, e si usavano giochi da tavola e gare di poesia. Gli Han apprezzavano un gioco molto simile al calcio e veniva usato sia per allenare le truppe sia come intrattenimento. Anche i banchetti erano molto apprezzati, sia a Roma sia in Cina la cucina fiorì e si inventarono molte delle ricette ancora oggi in uso.
La medicina seguì un percorso molto diverso, i Romani riuscirono in interventi chirurgici delicati ed a differenza dei Greci preferirono tentare di medicare anche le ferite più gravi prima di amputare gli arti interessati e quando questo era inevitabile chiudevano vene ed arterie con lacci. Era diffuso l'uso del salasso per rimuovere il sangue creduto in eccesso. Gli Han usavano invece l'agopuntura, la moxibustione e la ginnastica per riportare ordine nell'organismo secondo la loro idea di energia vitale, ma operarono con successo anche cesari, utilizzarono anestetici e riuscirono nella rimozione di parassiti dall'intestino dei pazienti per mezzo di medicinali velenosi.
La religione nell'Impero Romano era più sentita che in Cina, ma in entrambe le culture ci fu un sincretismo rapido: Un Romano poteva rivolgere le preghiere ad una divinità romana così come greca od egizia, erano molti i templi dedicati ad Iside in tutto l'impero, ma da questa nuova forma di religiosità si distaccò il Cristianesimo che prese sempre più piede e non accettava l'ammissione di altri culti. Allo stesso modo in Cina le varie filosofie ed i culti regionali si fusero in un'unica religione (che però mantenne una certa eterogeneità da regione a regione) che si opponeva al Buddismo appena introdotto dall'India.
Tra loro ci furono contatti, per lo più indiretti, ma non ci furono mai contratti commerciali per un caso di sfortuna: l’esploratore cinese Gan Ying a capo di un esercito enorme per l’epoca attraversò la Persia giungendo in Mesopotamia ed in Egitto, territori che solo poco più tardi entrarono nel campo d’influenza romano, e non avanzò oltre sotto il consiglio dei Parti che si vedevano circondati e temevano di perdere il controllo della Via della seta. Anche i Romani tentarono di attraversare la Persia a loro ostile, di questi Maes Titianus fu l’esploratore che più si avvicinò alla Cina raggiungendo il versante occidentale dei monti che lo separavano dal Tarim, sotto il controllo degli Han. Però ci furono anche spedizioni che ebbero buon esito, Florus cita degli ambasciatori dei Seres (Cinesi) giunti nell’Impero Romano durante il regno di Augusto ma non vennero considerati dal momento che in quel periodo arrivavano con frequenza ambasciatori persiani ed arabi da cui Roma non ricavava alcun profitto considerevole. E ancora, nei registri degli Han viene descritto l’arrivo di un ambasciatore che da Da Qin (Impero Romano) sotto Marco Aurelio, attraversando l’Oceano Indiano e trovando ospitalità nel Vietnam cinese, era giunto fino alla capitale dove incontrò di persona l’imperatore Huan. Anche in questo caso però non si giunse a trattati, i doni offerti dai Romani erano miseri e gli Han rimasero delusi. Dalla fine del secondo secolo l’Impero Romano e la Cina Han furono colpiti da una crisi dalla quale non riuscirono a riprendersi.
Ora immaginiamo se questi contatti fossero stati costruttivi e permettiamoci di fare la storia con un “se”, la crisi si sarebbe potuta risolvere dal momento che con un aiuto reciproco i Romani avrebbero avuto il tempo di modernizzarsi e non dipendere più dalla manodopera degli schiavi mentre gli Han avrebbero potuto occuparsi del proprio prestigio ed al riaccentramento del potere con la ridistribuzione di terre. I due imperi classici avrebbero ritardato il sopraggiungere del medioevo, almeno ipoteticamente.